Zhang Wei Guang – Mirror

Zhang Wei Guang riesce nell’intento di imitare la iridescente superficie levigata dello specchio, su cui riflette, quale simmetria della realtà, una composizione che raccoglie le proprie tradizioni orientali e guarda oltre.” (A. Imponenete, About Caravaggio. Visioni e illusioni contemporanee)

Nato in Cina, nel 1968, Zhang Wei Guang, conosciuto come Mirror, è una delle figure più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Il suo debutto internazionale avvenuto a Boston nel 2000, è solo il primo passo verso una serie di successi che l’artista ottiene anche in Occidente, per la sua capacità di farsi interprete tanto del suo linguaggio d’origine quanto di quello di culture, che pur non appartenendogli, riesce a comprendere, rielaborare e molte volte arricchire.

La Mostra “FACE 2 FACE Mirror vs Giorgio Morandi” che gli viene dedicata a Roma nel 2007 è senza dubbio un  evento chiave per la sua consacrazione nello scenario artistico italiano.

Questa esposizione riesce a delineare perfettamente i tratti distintivi dell’arte del  maestro orientale, attraverso l’accostamento dell’artista cinese a Giorgio Morandi.

La predilezione per il genere della natura morta, e la scelta di un repertorio formale piuttosto limitato di oggetti disposti su un semplice piano, in molteplici variazioni, sono il punto di partenza nella poetica dell’artista, per l’avvio di un’analisi dei legami tra le forme d’uso quotidiano e le loro capacità tonali ed evocative.

Sempre mantenendo come primo riferimento la tradizionale arte pittorica cinese, la guohua, fondata sulla pulita linearità delle forme tracciate con l’inchiostro su carta di riso o nobile seta, Zhang Wei Guang si accosta nella rappresentazione del genere della natura morta, alle tecniche occidentali.

Autore di composizioni che conservano un imprescindibile legame con gli eleganti e sobri soggetti della pittura cinese avvolti in raffinate atmosfere, senza rinunciare al gusto calligrafico dell’arte della sua terra, l’artista crea opere che risentono anche dell’influenza degli studi sulle tecniche artistiche occidentali, quali la pittura a olio, nota come youhua e introdotta nel XVII secolo dai missionari gesuiti.

Scegliendo di utilizzare la pittura ad olio e conferendo profondità alle sue composizioni, Mirror raggiunge un effetto insolito nell’arte figurativa cinese, regno della bidimensionalità.

La forza del legame di Mirror con le sue origini emerge in svariati elementi, come l’essenzialità delle forme, l’atmosfera elegante e il gusto per il segno calligrafico, evidente nelle porcellane decorate a monocromo sempre presenti nelle sue composizioni.

Accanto a queste porcellane finemente decorate, ricorrono costanti, rotoli con ideogrammi, rami di ciliegio, arance e mele rese in pieno stile naturalistico.

Velate da una sorta di sospensione spaziale e temporale, che le accosta alla corrente italiana del “Realismo magico”, queste nature morte apparentemente precise e definite, sembrano nascondere in sé una forza misteriosa,  magari custode di qualche mondo lontano e inaccessibile.

Straordinaria è la capacità di evocare i più grandi artisti della Storia dell’Arte occidentale che si riscontra nell’opera di Mirror; osservando infatti i suoi oggetti accuratamente disposti su superfici lisce e ben illuminate, la memoria artistica non si ferma a Morandi e ai colleghi del Ritorno all’ordine, ma risale rapida e decisa alle nature morte Cézanniane di fine Ottocento, per arrivare a quelle del più grande esponente di tale genere, Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio.

Mirror, la cui arte illusoria si rifà all’antica scienza degli specchi, è presente con un Cesto di mele anche in un’esposizione romana del 2013 About Caravaggio. Visioni e illusioni contemporanee, che fa emergere le tracce della grande influenza caravaggesca sull’espressione contemporanea.

“Come nel passato anche in queste opere contemporanee gli umili oggetti della quotidianità assumono valenze critiche e simboliche, […] che fanno riflettere sull’attuale situazione della Cina.” (Rigillo 2008)

Una contemporaneità quella di Zhang Wei Guang che stringe a sé il passato durante il suo inarrestabile slancio verso il futuro.