The Venice Glass Week: il vetro di Murano si veste a festa

Si prospetta un autunno caldo in quel di Venezia. Accanto alla Biennale d’Architettura e il Festival del Cinema, la città è in fermento per la prossima apertura della rassegna dedicata all’arte del vetro di Murano.

Dopo il successo della prima edizione, che nel 2017 ha registrato più di 75.000 visitatori, ritorna infatti dal 9 al 16 settembre 2018, The Venice Glass Week, il festival internazionale dedicato all’arte vetraria.

La rassegna vuole celebrare il vetro artistico, con eventi promossi da alcune delle principali realtà culturali della città. Sette giorni di mostre, eventi, seminari dedicati al vetro artistico nella città che più di ogni altra vive l’arte del vetro.

Si inizia sabato 8 settembre, al Museo del Vetro di Murano, con l’inaugurazione della mostra “Mario Bellini per Murano”, per seguire poi con la tanto attesa mostra “La vetreria M.V.M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa 1925-1931”, a cura di Marino Barovier presso “Le stanze del vetro” sull’Isola di San Giorgio. Previste anche “Giornate di studio sul vetro veneziano”, durante le quali esperti e appassionati provenienti da tutto il mondo si confronteranno sulle tecniche della lavorazione del vetro e itinerari alla scoperta del vetro di Murano, toccando fornaci e laboratori normalmente non accessibili al pubblico. L’obiettivo comune del Festival è insomma la valorizzazione di quella che rimane l’attività artistica più importante per la città.

Quella del vetro è un’industria oggi più che attiva sul territorio del comune di Venezia, e in particolare sull’isola di Murano: oggi operano infatti 150 imprese, che impiegano oltre 1.100 addetti e generano un fatturato annuo che supera i 165 milioni di euro.

Tradizione artigiana e tecniche industriali all’avanguardia camminano di pari passo e sono il connubio che da secoli caratterizzano la tradizione vetraria italiana. Importante settore del lusso e sinonimo di Italian Style, l’arte del vetro viene esportata oggi in tutto il mondo conservando però il suo fulcro nella piccola isola veneziana dove tutto ebbe origine nell’VIII secolo.

Ripercorrendo un po’ a ritroso lo sviluppo dell’arte vetraria sicuramente l’apice del successo è stato raggiunto nel ‘900, quando le fabbriche muranensi hanno deciso di collaborare con artisti e designer. Uno tra tutti lo scultore Napoleone Martinuzzi, creatore negli anni ‘30 di un nuovo vetro, opaco e spesso, il celebre“pulegoso”, caratterizzato cioè  dall’inclusione di innumerevoli bollicine d’aria (puleghe) con cui realizzò negli anni celebri pezzi. Nel corso degli anni gli apporti di artisti alle produzioni vetrarie – Guido Cadorin, Umberto Bellotto, Carlo Scarpa, Flavio Poli per la Seguso Vetri d’Arte – si fanno sempre più frequenti, così come le partecipazioni alle Biennali e a varie mostre internazionali, con premi e riconoscimenti.
La Venini scelse di puntare sul recupero in chiave contemporanea delle tecniche tradizionali ponendosi all’avanguardia della produzione muranese e sfornando oggetti di intramontabile successo. Diretta dal ’32 al ’47 da Carlo Scarpa, a cui subentrò poi Fulvio Bianconi, la fabbrica Venini ha visto un alternarsi di numerosi artisti e designer, italiani e stranieri, tra cui Ludovico de Santillana, o Toni Zuccheri. Ma celebri in quegli anni anche le altre fornaci – Archimede Seguso  o la Salviati  – che lavorarono alla reinterpretazione di note tecniche antiche della lavorazione del vetro.

Se quelli del ‘900 sono stati gli anni d’oro dell’arte vetraria, gli ultimi decenni hanno visto nascere numerosi progetti mirati a valorizzare quella che è un’importante risorsa del territorio. Dal restyling e ampliamento del Museo del Vetro di Murano, al progetto culturale pluriennale Le Stanze del Vetro, passando per altre manifestazioni come le Giornate del Vetro Veneziano e il premio Glass in Venice e la recente Venice Glass Week.

Perchè i vetri di Murano sono oggi in cima ai desideri e alle quotazioni d’asta?

Gli arredi italiani di design del XX secolo e i vetri di Murano sono ormai oggetti di collezionismo ambiti in tutto il mondo, in particolare in Europa e negli Stati Uniti.

In Italia soprattutto, ma non solo, case d’asta di fama internazionale hanno programmato, sempre più costantemente negli ultimi anni, aste dedicate esclusivamente a questo settore.

E i vetri di Murano continuano ad attirare nuovi collezionisti. Una delle ultime aste battute negli States, e dedicata interamente ai vetri italiani, ha realizzato un totale di 2,741 milioni di dollari, con l’80% dei lotti venduti. Ma quali sono le ragioni che hanno dato impulso al collezionismo internazionale? Se è pur vero che il vetro è un materiale che ha affascinato l’uomo sin dall’antichità  e il suo collezionismo è sempre stato ininterrotto, sicuramente ha contribuito il fatto che agli inizi del secolo i maestri vetrai muranesi diedero la possibilità ad alcuni artisti di collaborare con loro e creare straordinari pezzi che segnarono una vera e propria modernità di linguaggio e un’apertura al mercato internazionale.

Quali dunque le opere che un aspirante collezionista o un semplice appassionato, deve tenere d’occhio?

Sicuramente un costante successo hanno i vasi di Venini prodotti dal 1920 al 1950, le creazioni di Ercole Barovier, soprattutto del primo periodo, e i vasi di Flavio Poli realizzati per Seguso. Molto ricercati e rari sono alcuni pezzi disegnati da Dino Martens per Aureliano Toso. Occhio a non perdere di vista anche i celebri pezzi di Fulvio Bianconi: una delle sue creazioni degli anni ’50 è stata recentemente battuta all’asta a 120mila dollari.