Espressionismo: “La joie de vivre!”

Il Salon del 1905

Nel 1905 il critico d’arte Louis Vauxcelles entrando nell’ottava sala del Salon d’Automne vide una statua tradizionale attorniata da dipinti dai colori decisamente violenti ed esclamò: “Ecco Donatello fra le belve!”. Da quel momento in poi gli artisti che si erano riuniti al Salon vennero definiti “Fauves” (ossia “Le belve”). Fra di loro Henry Matisse, André Derain e Maurice de Vaminck si riunirono in quello che venne definito come il principale movimento d’avanguardia che si sviluppò in Francia a partire da quello stesso anno: il movimento Fauve (detto anche “Fauvismo”). Il gruppo ebbe purtroppo vita breve – si sciolse nel 1908, solo pochi anni dopo – a causa della mancanza di un programma specifico definito e dal successo che nel frattempo stava riscuotendo il cubismo, in quanto movimento che voleva porre un freno alla libertà assoluta e dissoluta del colore espressionista ed esaltare piuttosto le forme e le linee all’interno dello spazio. Una delle cause per le quali il movimento Fauves perse la forza iniziale fu proprio il motivo per il quale esso si era sviluppato, ossia l’esaltazione della sola pittura come espressione dell’arte e del colore, un colore dalla forza esplosiva ed emotiva che potesse finalmente dare vita e forma alla pittura. A differenza delle opere dei tedeschi, caratterizzate da atmosfere cupe e da contenuti drammatici, gli espressionisti francesi si distinsero per la vitalità cromatica e per l’espressione autentica della “joie de vivre” che le loro opere volevano trasmettere. Non c’è più una ricerca di verosomiglianza con la natura, ma un sentire personale e soggettivo della realtà, la quale prende forma grazie alla carica propulsiva e dirompente dei colori, utilizzati solitamente per larghe campiture piatte; esso viene completamente svincolato dalla realtà e assume il potere di esprimere le sensazioni che l’autore è intenzionato a trasmettere. Uno dei pionieri del movimento fu l’artista belga James Ensor (1860-1949). La sua produzione esercitò un influsso decisivo sull’arte successiva; in modo specifico l’uso dei pennelli e dei colori può essere considerato proto-espressionista e i soggetti raffigurati anticipano alcune correnti d’avanguardia successive come il movimento Dada e il Surrealismo, con il relativo interesse per un gusto grottesco e drammatico.

Matisse

L’esponente più conosciuto dell’Espressionismo Francese fu Henri Matisse (1869-1954); tutta la sua produzione ruota attorno all’uso espressionista dei colori; vivaci, audaci, energici, i suoi quadri sono tutti risolti sul piano della bidimensionalità. La sua attività pittorica, che si svolse sempre lontano dalla vita mondana, si affianca a un’ampia produzione grafica. Nell’opera grafica di Matisse la linea assume una vitalità nuova e diventa un mezzo per esprimere l’irruenza delle forme. Tratto distintivo, nell’opera di Matisse, è poi l’elemento decorativo: le superfici delle sue opere si prestano a decorazioni fitomorfe stilizzate o a elementi orientali derivanti dalla moda del nipponismo che si era sviluppata già dalla metà dell’Ottocento.

“Die Brücke”

Se l’espressionismo francese propose il colore come espressione di gioia e vitalità, i pittori espressionisti tedeschi si diressero verso direzioni altrettanto espressive utilizzando rigide linee di contorno. I pittori tedeschi si divisero in due correnti contrapposte: da una parte gli artisti del “Die Brücke” (Il Ponte), capeggiati da Ernst Ludwing Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Max Pechstein; dall’altra il gruppo del “Die Blaue Reiter” (Il Cavaliere Azzurro), rappresentato da Vasilij Kandinskj e da Franz Marc. Le opere realizzate dagli artisti che appartenevano al Die Blaue Reiter erano solitamente caratterizzate da una componente fantastica e da soggetti che stimolavano il sogno e l’immaginazione. Gli artisti del “Die Brücke”, al contrario, esposero opere caratterizzate da un linguaggio violento, deciso e fortemente ideologico e dall’uso di colori forti e contrastanti, da immagini forti e da una figurazione antinaturalistica. Accanto al gusto per il primitivismo e per l’arte del passato, si sviluppò l’uso di tecniche grafiche che permettevano una larga diffusione. Una tecnica che ebbe grande diffusione fra gli espressionisti tedeschi assieme alla scultura in legno, fu la xilografia che, in disuso da tempo, era apprezzata soprattutto per le sue qualità espressive Altra caratteristica fondamentale del movimento espressionista in area tedesca fu la predilezione di soggetti tragici o che erano in grado di esprimere la sofferenza della condizione umana attraverso la deformazione dei corpi, l’uso di contrasti elevati e linee di contorno rigide e spezzate; favoriti furono, inoltre, i temi collegati alla guerra e alla mitologia nordica.