Arte erotica: Storie di opere scandalose

Non era una Venere, né una Diana al bagno e neppure una Susanna insidiata dai vecchioni: era una donna orgogliosa di mostrare il proprio corpo. Fiera nello sguardo, con una prorompente sensualità, sembrava celare il pube con la mano, invece l’Olympia di Manet aveva un chiaro atteggiamento di invito.

“La critica si accalca come alla Morgue davanti all’Olympia infrollita di Manet. L’arte discesa così in basso non merita neppure che la si biasimi”, scrive un cronista del tempo sul quotidiano La Presse il 28 maggio 1863. Esposta al Salon del 1865, l’opera di Manet fu subito attaccata da durissime critiche. La ragione della levata di scudi risiede nel fatto che l’artista aveva tolto alla figura femminile ogni velo di giustificazione per la sua nudità.

Pronti a condannare di giorno lo scandalo di una caviglia scoperta, gli stessi borghesi che avevano additato l’Olympia l’andranno a sbirciare (tre anni più tardi) nel boudoir dell’eccentrico diplomatico turco-egiziano Khalil-Bey, l’Origine du monde di Gustave Courbet. Uno dei dipinti più ricercati al mondo, perché proponeva una sessualità femminile senza veli.

Queste opere “scandalose” parlano di erotismo. Cercare di definire l’erotismo significa addentrarsi in un territorio incerto il cui limite rischia spesso di sconfinare nella volgarità e nella pornografia, aspetti che poco hanno a che fare con l’eros. Ricordate il calendario di Olivero Toscani, dodici mesi con 12 macro di organi genitali maschili e femminili? Alla base dei suoi scatti c’era proprio questa riflessione. Erotico può essere uno sguardo, un gesto, un atteggiamento, come le labbra socchiuse della Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer.  É erotico ciò che stimola il desiderio e configura l’altro, come colui o colei che viene “posto innanzi” e attrae l’attenzione.  Il sostantivo “seduzione” deriva dal latino “seducere”, ovvero “se ducere”, che vuol dire “condurre a sé”. Quando si riesce ad attrarre l’attenzione su se stessi al punto di divenire oggetto del desiderio dell’altro o viceversa si configura una situazione erotica.

A descrivere la perfetta situazione erotica, c’è una sapiente china di Alberto Martini. Un voyeur elegantemente vestito discosta i panni di una donna che giace a letto, mostrandone le parti intime. Un piccolo disegno, magnetico con una vena morbosa, dell’eccentrico artista italiano satirico, amico degli altrettanto eccentrici marchesa Casati e Marinetti.

Popolarissimi furono i disegni erotici di Gustav Klimt, non più relegati nei gabinetti privati o nelle bettole: ebbero una enorme fortuna. Esattamente un anno dopo la morte dell’artista, nel 1919, la Gilhofer and Ranschburg con l’aiuto di un tecnico specializzato di collotipi, Max Jaffé stampa una bellissima collezione dal nome impronunciabile Fünfundzwanzig Handzeichnungen. Tutte le donne qui ritratte, in atteggiamenti lascivi, di autoerotismo, di amore lesbo, furono ben accette dall’alta società viennese. Klimt racconta l’universo femminile con sensibilità, una incredibile profondità psicologica e una indiscussa abilità tecnica.

Sorte ben diversa spetta all’austriaco Egon Schiele, che fu condannato con l’accusa di corruzione di minorenne e, in seguito al ritrovamento di “disegni pornografici” nel suo appartamento, fu arrestato e detenuto per tre giorni. La dichiarata convivenza con la modella Wally Neuzil e i suoi dipinti e disegni di ragazze minorenni lo mantennero sempre ai margini dalla società. Quasi cento anni dopo la creazione dei disegni originali (1910-1918), Anthèse pubblica la raccolta di litografie a colori “Erotica”. Qui, uno dei più brillanti disegnatori di tutti i tempi, spinge fino a livelli drammatici l’erotismo moderato di Klimt. Nelle stampe che proponiamo, per la prima volta, è rappresentata la crudezza del sesso, fatta di nudi estremamente magri, sfiniti e disarticolati.

Sulla stessa scia di Schiele, una serie di disegni erotici a china non lascia spazio alla fantasia e a volte sfiora la pornografia. Sono di Marcel Vertès, (Ungheria, 1895 – 1961), il costumista francese vincitore del premio per miglior costumi (Academy Awards) in  “Moulin Rouge” del 1952.

Poi ci sono le preziosissime stampe di R. L. Delechamps e la sua Bible Noir, “Quo vadis domine?”  (Parigi, Edition Privat, 1921), con scene erotiche altamente provocatorie e dissacranti, d’interno di case, scene da collegio, bordello e orge di monaci ubriachi.

Reinterpretano fiabe o rappresentano rapporti “giocosi” con animali le bellissime tavole erotiche dal gusto vintage di Emil Sartori, incise all’aquatinta e aquaforte. Pubblicate a Vienna nel 1907 da C.W.Stern-Rosner, ogni opera è pudicamente coperta da una velina ad effetto coprente e motivo floreale.

Giocose e divertenti sono le stampe tratte da Paroles Peintes Suite di Sebastian Matta in cui ectoplasmi hanno evidenti organi sessuali o dettagli morbosi.

 

Come dimenticare l’Estremo Oriente? I nostri curatori hanno selezionato per voi le meravigliose stampe di Shu Takahashi, delle sobrie forme ingigantite dal sapore orientale che richiamano dettagli floreali o sessuali, in una maniera quasi impalpabile.

Guardate la galleria di queste e molte altre opere erotiche “scandalose”, selezionate per voi dai nostri curatori.

 

                                                                                                                                                                Elena Agnese Sorrentino